
Le aspettative dei genitori e il percorso scolastico dei figli: un viaggio tra sogni e realtà
Fin dal momento in cui scopriamo di aspettare un figlio, figlia, un mondo di sogni e desideri si apre nel cuore. Immaginiamo il suo sorriso, le sue prime parole, e il giorno in cui varcherà la soglia della scuola con uno zaino che sembra grande quanto il suo futuro.
È in quel momento che le nostre aspettative iniziano a prendere forma.
Ma cosa si nasconde dietro a queste speranze? Quanto realmente possono influenzare il cammino dei nostri figli? E, soprattutto, in che modo possiamo trasformarle da un peso a un sostegno?
La realtà scolastica dei bambini spesso non risponde immediatamente alle nostre attese. Ogni bambino, ogni bambina, ha un proprio ritmo, dei tempi e degli interessi che non si adattano facilmente alle immagini idealizzate che abbiamo nella nostra mente. Eppure, l’amore che nutriamo per loro ci fa sognare un futuro perfetto, un percorso scolastico senza intoppi. Ma la strada che li porta verso la maturità è ricca di curve, incertezze e, soprattutto, di unicità.
Nel mio percorso professionale di consulente e counsellor rogersiana, che affonda le radici in un approccio centrato sulla persona, ho avuto l’opportunità di osservare quanto ogni bambino sia un universo a sé, con talenti e difficoltà che solo un ascolto profondo può cogliere. L’approccio rogersiano ci insegna a vedere l’altro per quello che è veramente, rispettando i suoi tempi e le sue emozioni. In questo modo, le aspettative che riponiamo nei nostri figli non dovrebbero mai essere imposizioni, ma piuttosto orientamenti che li accompagnano con delicatezza, sempre rispettando la loro individualità.
Le aspettative dei genitori non nascono in un vuoto.
Sono influenzate dal nostro passato, dalle nostre esperienze scolastiche, dalle pressioni sociali e da quello che immaginiamo essere il “successo”. Se noi stessi abbiamo vissuto difficoltà a scuola, potremmo temere che i nostri figli possano trovarsi di fronte agli stessi ostacoli. Se, al contrario, siamo stati bravi studenti, l’idea che i nostri figli ripetano il nostro percorso potrebbe sembrarci naturale.
In una società che misura il successo attraverso voti e performance, spesso dimentichiamo che la scuola dovrebbe essere un luogo dove i bambini apprendono, sì, ma soprattutto crescono come persone. Quando il peso delle aspettative diventa eccessivo, rischiamo di danneggiare il loro benessere emotivo. Gli studi psicologici, come quello dell’Effetto Pigmalione (Rosenthal & Jacobson, 1968), ci dicono che i bambini rispondono, più di quanto pensiamo, alle aspettative degli adulti. Un bambino che percepisce di non poter mai soddisfare le richieste dei genitori o degli insegnanti può iniziare a vivere la scuola come un terreno di ansia, non di scoperta.
Eppure, i bambini stessi hanno sogni e desideri legati alla scuola.
La loro prima aspirazione non è ottenere il voto più alto, ma sentirsi accolti, compresi, amati per quello che sono. Per loro, la scuola non è solo una sequenza di nozioni, ma un mondo dove sperimentano la loro identità. Se percepiscono che il loro valore dipende dai voti o dai risultati, rischiano di interiorizzare una continua paura di deludere, minando la loro autostima e il loro benessere psicologico.
Come possiamo allora gestire questa delicata danza tra sogni e realtà, tra le aspettative dei genitori e i bisogni autentici dei figli?
Innanzitutto, è necessario abbracciare un concetto fondamentale: il valore di un bambino non si misura con un voto, ma con l’amore incondizionato che gli offriamo. Quando un bambino sente di essere apprezzato per ciò che è, piuttosto che per ciò che fa, cresce con una visione positiva di sé stesso e delle proprie capacità. Non si tratta di ignorare l’importanza della scuola, ma di comprendere che l’apprendimento è prima di tutto un viaggio interiore, un percorso che si sviluppa nel tempo e che ha bisogno di spazio per esprimersi.
L’ascolto autentico è un altro strumento potente. Quando ci relazioniamo con i nostri figli, figlie, più che concentrarci su risultati e prestazioni, chiediamoci come stanno vivendo la loro esperienza scolastica. Cosa li entusiasma? Cosa li rende orgogliosi? Questo tipo di domanda può fare la differenza tra un genitore che impone un percorso e uno che accompagna il proprio figlio, figlia nel suo cammino. È importante anche rispettare i tempi di ognuno, permettere al bambino di crescere al suo ritmo, senza forzature. Ogni bambino, bambina ha il proprio tempo per crescere, e forzarlo a correre a un ritmo che non gli appartiene può solo portare frustrazione.
Infine, dobbiamo imparare a celebrare il processo, non solo il risultato. Ogni passo che il bambino compie verso la conoscenza, ogni difficoltà che affronta, è una vittoria. Il vero successo non risiede in un voto perfetto, ma nella capacità di affrontare le sfide con curiosità e resilienza.
L’apprendimento è un viaggio che va vissuto con passione, non una corsa verso la perfezione.
Ogni genitore desidera il meglio per il proprio figlio, ma il “meglio” non è sempre ciò che immaginiamo. A volte, il miglior regalo che possiamo fare ai nostri figli è quello di liberarli dal peso di aspettative irrealistiche e di sostenerli in un percorso scolastico che li faccia sentire rispettati e amati per quello che sono. Se impariamo a lasciar andare il nostro bisogno di controllo e a vedere nostro figlio per la sua unicità, creeremo le basi per un cammino scolastico sereno e soddisfacente, sia per loro che per noi.
Ricorda, il vero obiettivo non è il voto più alto, ma un viaggio scolastico che permetta ai nostri figli di esplorare se stessi, di scoprire il mondo e di imparare a crescere come persone autentiche e felici.
Cosa ne pensi? Senti di avere aspettative sul percorso scolastico di tuo figlio, figlia? Ne hanno mai avute su di te? Se ti va puoi scrivermelo qui sotto nei commenti.
Un abbraccio, Ilenia